Carta Nectar Italia: recensione della carta fedeltà e esiste ancora?

Non tutto ciò che nasce e proviene dal mondo anglosassone può trovare applicazione in Italia, così come non è detto che nel nostro paese si possa replicare qualsiasi cosa sia già presente all’estero.

La storia che sto per narrare può riguardare anche te, che sei tra coloro che hanno creduto alla convenienza e ai vantaggi di un progetto che in pochi anni è miseramente naufragato.

Circa venti anni fa, diverse società inglesi attive nei settori della finanza e nella produzione del petrolio si consorziavano con diverse piattaforme e-commerce.

Nasceva la Carta Nectar: una fidelity card che consentiva di acquistare prodotti delle aziende incluse nella partnership.

 

Visto il successo riscosso nel Regno Unito, nel duemiladieci si decideva di esportare il medesimo modus operandi anche qui in Italia.

La nascita di Nectar Italia veniva annunciata dal manager inglese Gerard Whelan, il primo amministratore delegato del sodalizio made in Italy che comprendeva marchi di diversi settori merceologici.

Nel progetto erano presenti anche aziende della grande distribuzione, marchi di abbigliamento e due stazioni di servizio, una public company nel settore dell’autonoleggio e due società attive nella vendita di libri, anche on line.

Quando l’utente acquistava prodotti di un brand consorziato otteneva dei punti in base agli euro spesi.

Tali punti, una volta raggiunto il limite prefissato, consentivano al consumatore di fare acquisti gratuiti di altri brand consorziati, relativi a settori differenti: dall’intimo alla cosmesi, dall’ elettronica all’informatica, dall’abbigliamento agli alimentari.

Era inoltre possibile ottenere dei premi quali viaggi, trattamenti di benessere, elettrodomestici e giochi per i più piccini. I prodotti venivano ordinati in rete e pervenivano presso il domicilio del richiedente senza costi a suo carico.

Si trattava di un sistema che avviava una forma di co-marketing tra le aziende e soddisfava soprattutto il consumatore che così vedeva ripagata, nei suoi confronti, la fiducia per gli acquisti effettuati presso i brand partecipanti al progetto.

 

Sette anni fa si avvertivano i primi segni di cedimento. Whelan si dimetteva e in seguito la catena Auchan-Simply, tra i leader della grande distribuzione, si tirava fuori dall’operazione per la scarsa autonomia in capo ai brand coinvolti e creava una propria card. Seguivano altre defezioni ed il programma fedeltà entrava in crisi.

In ultimo si stabiliva che i premi Nectar potessero essere richiesti sino al primo marzo duemilasedici; Nectar Italia chiuse ufficialmente i battenti il giorno antecedente tale data.

La notizia non destava neppure troppo clamore e gli ignari consumatori l’apprendevano solo dopo mesi. Veniva così tradita la fiducia che essi riponevano in una carta fedeltà gratuita e conveniente e, tra delusioni e reclami, rimanevano letteralmente con un pugno di mosche in mano.

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