Dal 27 maggio 2019 Banca Prossima non è più un istituto di credito ma è divenuta una divisione (cioè un’area funzionale) del Gruppo societario che fa capo a Intesa Sanpaolo.
Questo significa che l’istituzione non ha più autonomia giuridica né patrimoniale: il suo patrimonio così come le sue obbligazioni e i suoi diritti sono stati trasferiti al gruppo incorporante.
Un po’ di storia
Banca Prossima nasce a fine 2007 come prima banca europea specializzata nell’erogazione di credito agli enti del Terzo Settore e al mondo delle imprese sociali.
I soci fondatori (Gruppo Intesa Sanpaolo) la definirono come la “naturale evoluzione del patrimonio delle relazioni del Gruppo Intesa Sanpaolo con le organizzazioni del non-profit laiche e religiose”.
Infatti, già nel 2003, il Gruppo -attraverso il progetto “Laboratorio Banca e Società”- aveva facilitato l’accesso al credito per progetti rivolti sia alle persone (imprenditoria immigrata, prevenzione dell’usura, prestito universitario, ecc.) che alle imprese sociali.
La nuova banca partiva avvantaggiata in quanto poteva contare non solo sull’esperienza accumulata nel tempo dai soci fondatori, ma anche delle strutture già presenti sul territorio nazionale, potendo operare attraverso le 6200 filiali del Gruppo Intesa Sanpaolo oltre che con i 60 presidi locali e i 100 specialisti già operativi in quel settore del credito.
L’idea di fondo della creazione di Banca Prossima non era quella di creare una fondazione che erogasse capitali a fondo perduto, ma mettere in moto un soggetto che avrebbe comunque operato con il concetto di “banca” (leva del credito) anche se non con i tradizionali metodi di analisi bancaria.
Le valutazioni per l’erogazione del credito si dovevano basare su altri elementi quali: la governance interna dell’ente non-profit, la sua capacità di fund-raising e il successo di progetti passati.
All’epoca (fine 2007) era la prima volta che una banca commerciale si comportava come una banca “etica”: il valore creato nel tempo non sarebbe stato distribuito ai soci ma una parte sarebbe stata veicolata a mantenere il valore del capitale investito a garanzia della sostenibilità dell’impresa; la parte rimanente destinata a un Fondo per lo sviluppo dell’impresa sociale per interventi su enti e progetti altrimenti esclusi dal credito.
Banca Prossima e Fund for Impact nella nuova divisione del Gruppo Intesa Sanpaolo
Dopo 12 anni (2019) di attività Banca Prossima non esiste più come entità autonoma.
La decisione è stata presa sulla base del piano industriale (business plan contenente le azioni da compiere per raggiungere gli obiettivi strategici) deciso da Carlo Messina -consigliere delegato di Intesa Sanpaolo- che ha previsto non solo l’incorporazione di Banca Prossima ma anche la creazione di un Fund for Impact (Fondo di impatto) il cui obiettivo è quello di raggiungere quei potenziali clienti (persone singole, imprese e famiglie) che per le loro caratteristiche non possono accedere al credito tramite le vie ordinarie. Il primo progetto realizzato con il Fondo di Impatto è stato dedicato agli studenti.
Marco Morganti -ex amministratore delegato di Banca Prossima– dirige ora la nuova Direzione (Divisione) del Gruppo Intesa Sanpaolo che gestisce le attività che prima venivano svolte sotto la veste giuridica di Banca Prossima e le nuove attività inerenti il Fund for Impact.
Perché cambiare il modello di governance (da autonoma a incorporata) di una banca il cui ultimo bilancio si è chiuso con un utile di 18 milioni di euro? Banca Prossima è sempre stata un modello di istituto di credito perfettamente funzionante: nel periodo 2008-2019 era addirittura diventata leader di mercato nel settore “economia sociale” (con una quota del 30%) e aveva raggiunto il Break Even Point (copertura di tutti i costi sostenuti per la sua creazione) nel 2014. Inoltre, gli utili netti nel 2018 ammontavano a 49,3 milioni di euro con un ROE (redditività del capitale proprio) del 92%.
Morganti, intervistato sulla questione, ne spiega la ragione inserendola in una più ampia visione di scelte strategiche e competitive del Gruppo Intesa Sanpaolo (economie interne al gruppo stesso), volte ad incorporare tutte le banche (del gruppo) dotate di natura giuridica propria come la Cassa di Risparmio di Firenze, la Cassa di Risparmio di Bologna, il Banco di Napoli, Banca Prossima e altre ancora.
Sempre nella stessa intervista Morganti ha però sottolineato che, mentre le altre banche incorporate hanno perso anche il “nome” oltre all’autonomia, Banca Prossima lo ha conservato, e ha conservato anche altre prerogative: la specializzazione, i criteri di selezione del personale, il Fondo di Solidarietà e il modello di valutazione dei progetti da finanziare.
Si è ampliata invece la tipologia di clienti da servire: non solo soggetti del Terzo Settore ma anche enti profit purché presentino progetti con una logica di massimizzazione dell’impatto sociale.